Analytcs

Disturbo del comportamento alimentare

In diversi mi hanno scritto chiedendomi di essere aiutati a risolvere i loro problemi con il cibo. Cercherò attraverso questo spazio di poter dare alcune informazioni sui DCA (disturbo del comportamento alimentare). Come dice la stessa definizione i problemi di seguire una alimentazione sana non è legata a cosa si mangia ma a “come“ si mangia, è un problema del comportamento, quindi un problema che coinvolge la cura della nostra persona e la capacità di prenderci adeguatamente cura di noi passa sempre dalla nostra capacità di volerci bene. I disturbi del comportamento alimentare rappresentano una delle modalità privilegiate con i quali le persone concretizzano vissuti di sofferenza psicologica. I disturbi alimentari non si possono considerare un disturbo dell’appetito, ma sono legati più alla sfera psico-relazionale, che in parole semplici significa capacità di comprendere, attraverso un percorso d’aiuto, la relazione e la percezione che la persona ha con se stessa e di se stessa e con gli altri. Vuol dire comprendere la storia del proprio corpo e del proprio corpo in relazione alle figure significative della nostra infanzia, la comprensione dei modelli appresi per “parlare” agli altri attraverso di esso e per misurare la nostra capacità di prenderci cura di noi.
La terapia psicologica lavora sulla consapevolezza corporea, legata alla difficoltà di riconoscere le proprie sensazioni fisiche in generale, e nello specifico quello di fame e sazietà; sui confini corporei la cui assenza porta ad una scarsa consapevolezza del proprio corpo e delle proprie sensazioni; e sull’integrazione psico-corporea, e quindi sulla possibilità di armonizzare il nostro benessere mentale con la cura del proprio corpo. Vi ricordate il vecchio detto latino mens sano in corpore sano”?
Noi non siamo più capaci di ascoltarci perché ascoltarci vuol dire essere capaci di rimanere soli con se stessi e questo ci spaventa. Noi consideriamo il fatto di essere soli come un fallimento.
La maggior parte delle persone trova quasi impossibile semplicemente  essere: in qualsiasi momento dato, in qualsiasi luogo dato. Ci distraiamo facilmente con qualsiasi cosa; cibo, bevande alcoliche, cellulari, gioco d’azzardo… Ci immergiamo in modo ossessivo nel lavoro, nell’esercizio fisico, in storie sentimentali, per sottrarci alla vita quotidiana. E’ molto difficile per la maggior parte delle persone apprezzare lo stare soli con se stessi.
“Essere soli significa infatti avere una percezione precisa dei propri sentimenti: timori, ansie, gioia, risentimento, disappunto, attesa, tristezza, eccitazione, disperazione. Non importa, in realtà, se i sentimenti siano positivi o negativi, essi ci spossano e noi preferiamo non averne la percezione” (Gallagher) e questo crea in noi un vuoto esistenziale che riempiamo attraverso le nostre dipendenze.
A presto
Dott.ssa Anna Pace

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  2. bene, bene, adesso ci siamo è a prova 50° enne
    Rinaldo

    RispondiElimina

Ciao e benvenuto qui puoi postare i tuoi commenti