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Strumenti che vi chiederò di adottare per la scoperta del vero SE’ /2

La volta precedente vi ho parlato dell’importanza di tenere un diario. Cosa farne di questo diario? Del vostro personalissimo e privato diario? Non certo i compiti in bella scrittura e nemmeno temi sul significato dell’esistere a livello universale, quello lo lasciamo ai filosofi e ai teologi. Quello che vi si chiede e di utilizzarlo per cercare la persona che voi siete realmente, per conoscervi e per uscire dai vecchi e ripetuti schemi che vi fanno soffrire. E’ uno strumento che vi aiuterà ad analizzare voi stessi ed io vi aiuterò attraverso questionari o spunti narrativi che potete utilizzare come una mappa che vi guiderà verso il vostro IO AUTENTICO.
La volta precedente abbiamo parlato del “contratto interiore “ quell’accordo con voi stessi che persona dovevate essere per ottenere ciò di cui avevate bisogno.
State ancora cercando di comportarvi bene, da “bravi bambini”? oppure, state ancora cercando che si accorgano di voi sposando il ruolo di vittima o di portatore di problemi?
Ora vi porrò alcune domande che vi permetteranno di iniziare questo cammino
che cosa avete dovuto fare per adattarvi alla vostra famiglia?
Quali erano i sogni dei vostri genitori?
Li hanno realizzati?
Pensate che questo abbia influito sui messaggi che vi hanno trasmesso?
In che modo?
Vi siete accorti che uno dei primi passi per conoscervi meglio passa attraverso la conoscenza  storica dei vostri genitori?
Quanti di voi conoscono realmente le persone che li hanno generati e che hanno dettato le basi della propria esistenza, ma, mi raccomando "conoscere" non vuol dire giudicare.
Perché se è vero che spesso accada di trattare noi stessi come ci hanno trattato i nostri genitori, ci sgridiamo e ci puniamo nello stesso modo, è anche vero che “siamo tutti vittima di altre vittime” (L. Hay), ed era impossibile per loro insegnarci qualcosa che non conoscevano.
Se i vostri genitori non si amavano, non potevano insegnare a voi stessi ad amarvi. Molti di loro hanno fatto del loro meglio in base a ciò che era stato insegnato da bambini.
Quando io nacqui, più di mezzo secolo fa, era buona norma in molte famiglie “baciare e abbracciare i figli solo quando dormivano per evitare che crescessero viziati”. La distanza emotiva tra genitori e figli doveva essere chiara e definita. Se ci mettessimo nella testa di pensare che siamo così “stitici “ nell’esprimere le nostre emozioni e sentimenti perché mamma e papà non ci abbracciavano e coccolavano e scaricassimo addosso a loro ogni responsabilità dei nostri “errori di percorso“ rimarremmo bloccati ai nostri primi anni di vita in attesa delle coccole di mamma e papà e ci sentiremmo perennemente vittime di non amore. Se, invece, cambiassimo il nostro pensiero e ci dicessimo che mamma e papà hanno espresso il loro amore con gli strumenti e la cultura di allora, forse utilizzando altri mezzi, oltre a non sentirci più “ immeritevoli “ di amore, saremmo anche capaci di evolvere emotivamente e adeguarci alla nostra età reale (non più bambini bisognosi ma adulti responsabili).
Dott.ssa Anna Pace

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