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PREVENZIONE DEL MALTRATTAMENTO E DELL’ABUSO ALL’INFANZIA

Il maltrattamento all’infanzia e all’adolescenza è un fenomeno che si perde nei tempi: in alcune culture era molto generalizzato, in altre meno evidente, ma l’affermazione di una completa e pari dignità del minore rispetto all’adulto si è sviluppata solo in quest’ultimo secolo.

Vi hanno contribuito molti fattori, dallo sviluppo di una cultura” psicologica “ che pone come fondamento l’attenzione ai bisogni, ai desideri, consci e inconsci dei bimbi, ed una cultura “pedagogica” che cerca di adeguarsi alle strutture mentali del ragazzo, riconoscendogli un ruolo  attivo di protagonista  nella relazione e nell’apprendimento.

D’altra parte si è assistito ad un progressivo riconoscimento di quanto il maltrattamento fosse disturbante, non solo per il bambino, ma anche per la o le persone adulte maltrattanti poiché portatori di gravi disturbi di personalità.

Tale mutazione di prospettiva è stata accolta anche dalle varie legislazioni, nazionali e internazionali, che riconoscono al minore, dignità e pari diritti, si riportano alcune citazioni:

- Il Programma operativo del Congresso Mondiale contro lo sfruttamento di bambini per il commercio sessuale, approvato a Stoccolma il 27-31/8/1996,

- Il documento predisposto nel settembre 1998 dalla Commissione Nazionale, per il coordinamento in materia di maltrattamenti, abusi di minori ”Proposte d’intervento per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del maltrattamento” che individua strategie d’interventi da attivarsi da parte delle Pubbliche Amministrazioni, anche in collaborazione con il privato sociale e con tutta la società civile, in particolare prevede una formazione specialistica per gli operatori delegati alla diagnosi ed alla cura, ed una formazione di base sul fenomeno, rivolta a tutti coloro che operano a contatto con i bambini.

- La Legge del 11/3/2002, n. 46 di “Ratifica ed esecuzione dei Protocolli opzionali alla Convenzione dei diritti del fanciullo concernenti rispettivamente la vendita dei bambini, la prostituzione e la pornografia e il coinvolgimento di bambini nei conflitti armati, fatti a New York il 6/9/2000”

La lettura del grado di malessere di un bambino, che ha subito maltrattamento o abuso, è un’operazione complessa, che presuppone competenze emotive, cognitive, psicologiche e sociali.

La scuola può diventare uno dei luoghi dove è possibile rilevare questi malesseri, attraverso l’ascolto del bambino in difficoltà e la lettura corretta degli indicatori di sofferenza, anche di quei bimbi che non sono in grado di chiedere aiuto.

La postura del corpo, l’espressione, la mimica, la calligrafia, il disegno, la narrazione di sé, sono i segni e i linguaggi, attraverso cui le metafore di gesti compongono l’intreccio simbolico in cui la persona, e soprattutto il bambino, parla veramente di sé.

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