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Noi e la nostra immagine dell’io

Questo articolo lo dedico a tutte quelle persone che credono di essere nate sotto una cattiva stella e che non credono più che la loro vita possa cambiare.

Ciascuno di noi porta dentro di sé la propria  storia personale  che contiene in sé, in embrione, le basi di quella che sarà la nostra esistenza futura, a meno che noi non andiamo a modificare in profondità questo schema acquisito.
Da qui ha origine la nostra immagine dell’io, che è l’idea che noi abbiamo di noi stessi. E’ il metro di quello che crediamo di essere e di valere. Tutto questo meccanismo ha origine nelle nostre passate esperienze: successi, fallimenti, umiliazioni, frustrazioni, tipo di educazione, l’ambiente in cui siamo cresciuti, soprattutto nella prima infanzia.   Quindi, come già vi ho scritto molte volte, se quello che abbiamo respirato  o creduto di respirare era aria viziata o monossido di carbonio, ci siamo convinti di essere persone malate e prive dell’energia sufficiente per vivere la nostra vita in maniera dignitosa.: si agisce come ci si sente e come si crede di essere e non si potrebbe fare diversamente, nonostante tutti gli sforzi della volontà razionale e il desiderio cosciente di impedirlo, perché ormai un certo programma è stato instaurato. Allora cosa è necessario fare? Cambiare la nostra auto immagine e fortunatamente, non ci sono limiti di età per variare immagine di sé, purchè lo si voglia davvero.
Maxwell Maltz, fondatore della psicocibernetica così scriveva:
“L’immagine dell’io è la chiave della personalità e del comportamento umano. Cambiate l’immagine dell’io e cambierete la personalità e il comportamento.. Oltre a ciò, l’immagine dell’io stabilisce i limiti dell’individuo, indicando ciò che può e ciò che non può essere fatto. Estendete tale immagine ed estenderete la “zona del possibile”. Lo sviluppo di una giusta e realistica immagine dell’io sembrerà dare all’individuo nuove capacità, un nuovo talento e addirittura cambierà in successo i fallimenti”
Dobbiamo quindi riprogrammare il nostro cervello anche attraverso “simulazioni mentali” immaginando nei minimi particolari come vorremmo essere e  presentarci agli altri..
Questa tecnica di simulazione della realtà, andrà poi a tradursi per un individuo in una esperienza reale e concreta che ci consentirà di imparare e di sviluppare un infinito numero di possibilità umanamente pensabili.
Sempre Maltz spiega che ogni essere vivente ha in sé un principio il quale tende a raggiungere degli scopi, e definisce questo principio “sistema guida”, in pratica, il cervello e il sistema nervoso dell’uomo formano un servomeccanismo tendente a un fine.
Tale meccanismo è in sé, impersonale e automatico, volge a nostro vantaggio o svantaggio a seconda di come viene programmato per funzionare.
Quando il servomeccanismo si indirizza verso il fallimento l’individuo avrà il fallimento e ogni fallimento contribuirà a convalidare la sua predisposizione ai fallimenti.
Dott.ssa Anna Pace

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